La valutazione rischio illuminazione deve essere effettuata come elemento di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Con la parola “illuminamento”, si intende la grandezza fotometrica definita dal rapporto tra il flusso luminoso (proveniente da una sorgente di luce o riflessa da), che incide su di una superficie e l’area della superficie stessa, ed ha come unità di misura il lux (lx).
L’illuminamento costituisce un fattore di rilievo per la sicurezza e la salute e può avere influenza sulle condizioni e prestazioni lavorative.
La valutazione del rischio illuminazione è perciò uno degli elementi su cui deve poggiare anche il DVR nel prevedere le decisioni da prendere al fine di garantire la sicurezza sul lavoro.
Cos’è il rischio illuminazione?
L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve essere tale da soddisfare esigenze umane fondamentali, per garantire buona visibilità, comfort visivo e sicurezza.
Per valutare oggettivamente il rischio illuminazione, è necessario prendere in considerazione dei parametri qualitativi e quantitativi relativi a fonti di luce naturale e artificiale.
La rilevazione strumentale dell’illuminamento è volta alla verifica di eventuali disagi e malesseri a cui possono essere soggetti i lavoratori al fine di introdurre misure di tutela e/o migliorative in vista del raggiungimento dei valori di riferimento dettati dalle norme vigenti.
Quello di cui siamo certi è che all’interno dei luoghi di lavoro è necessaria una corretta illuminazione, sia essa naturale o artificiale, come garanzia del benessere visivo dei lavoratori e della sicurezza dei lavoratori.
Ambienti di lavoro in cui le fonti di luce sono scarse, inappropriate o posizionate in modo anomalo potrebbero costituire dei chiari ostacoli ai lavoratori durante lo svolgimento delle loro mansioni.
Uno degli articoli sopra menzionati recita: “a meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità delle lavorazioni e salvo che non si tratti di locali sotterranei, i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale“.
Cosa dice il Testo Unico?
Come sempre, il Testo Unico recita che il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare tutti i rischi cui sono esposti i lavoratori, in questo modo, il rischio illuminazione viene sottoposto ad una opportuna valutazione debba essere sottoposto ad un’opportuna valutazione al termine della quale va redatto un apposito documento da integrare al DVR aziendale.
Questa valutazione va svolta dal datore di lavoro con la collaborazione del RSPP Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione, del Medico del Lavoro e del RLS Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza.
Durante questa valutazione vengono valutati elementi come:
- la presenza di un’adeguata illuminazione naturale;
- la presenza di un”illuminazione artificiale ove quella naturale non fosse sufficiente;
- la presenza di illuminazioni particolari in aree specifiche;
- la presenza di illuminazioni di sicurezza.
Le caratteristiche necessarie ad evitare il rischio illuminazione
Per quanto riguarda le misurazioni è opportuno tener conto non solo della natura dell’illuminazione, ma anche di grandezze come:
- flusso luminoso;
- efficienza luminosa;
- Intensità luminosa.
Un ambiente di lavoro illuminato naturalmente ha dei vantaggi sia per la visibilità che per l’apporto positivo sui lavoratori, sia dal punto di vista fisiologico che da quello psicologico.
Un ambiente chiuso illuminato da luce naturale è soggetto alla variazione di quantità, qualità e direzione della luce in funzione alla posizione del sole.
Infine, un altro aspetto fondamentale da calcolare è la possibilità di abbagliamento in alcuni momenti della giornata.
Ciò può capitare in luoghi dove ci sono grandi vetrate o finestre e in luoghi dove la luce può riflettere facilmente sui materiali.
La luce artificiale per compensa la mancanza di illuminazione naturale e si deve prestare attenzione a parametri diversi che potrebbero influire sul benessere visivo dei lavoratori.
La distribuzione delle luci, la direzione della luce, gli aspetti del colore della luce e il calore che essa emana.
In questi casi è bene mantenere l’uniformità dell’illuminamento e soddisfare i requisiti illuminotecnici indicati dalla norma EN 12464-1:2011 che garantisce il comfort visivo per le persone all’interno di luoghi di lavoro illuminati.
Altra cosa verso cui dobbiamo prestare grande attenzione per evitare il rischio illuminazione è l’uso delle luci artificiali dalle quali derivano fenomeni di abbagliamento molesto.
Illuminazione a LED e rischio illuminazione
Il rapido sviluppo a cui si è assistito in questi ultimi anni nel campo delle tecnologie innovative per l’illuminazione, ed in particolare dei sistemi LED ed Alogenuri Metallici, ha fatto emergere il problema del rischio fotobiologico associato alle emissioni di luce blu potenzialmente lesiva per la retina.
In particolare le sorgenti potenzialmente nocive sono costituite da sistemi di illuminazione a LED e ad Alogenuri Metallici.
Tutti gli altri sistemi di illuminazione non presentano alcun rischio fotobiologico e conseguentemente possono essere considerati “giustificabili” nell’ambito della valutazione del rischio.
Le norme di sicurezza IEC/CEI specifiche per i sistemi di illuminazione sono in corso di adeguamento al fine di introdurre per ciascuna tipologia di sorgente specifici limiti di emissione.
Questi limiti garantiscono un utilizzo sicuro in relazione al rischio per l’apparato oculare, ma al momento non sono fornite dai produttori informazioni idonee a garantire la sicurezza fotobiologica per i lavoratori e per le persone del pubblico dei sistemi in vendita.
Considerata quindi l’attuale carenza normativa, che non consente a priori di stimare il rischio effettivo dei sistemi disponibili in commercio, e considerata la potenziale nocività degli stessi, è stata sviluppata la presente procedura, idonea a valutare l’effettivo rischio associato alle sorgenti di illuminazione LED e Alogenuri Metallici presenti in un ambiente, sulla base delle caratteristiche illuminotecniche e di installazione delle sorgenti stesse.
Su questa base si sono formulate i necessari accorgimenti per garantire la sicurezza sul lavoro anche in presenza di molti corpi illuminanti.
Il risultato è espresso su 3 livelli di rischio:
Basso: Non presenta rischio fotobiologico.
Medio: Compatibile con valori limite.
Alto: Esposizioni maggiori delle massime ammissibili.
Il risultato del calcolo dovrebbe sempre portare ad una situazione di rischio illuminazione “basso”, poiché il sistema destinato all’illuminazione generale deve poter essere scelto in modo che le sue emissioni ottiche comportino un rischio trascurabile dal punto di vista della sicurezza fotobiologica.
Se il rischio risulta “medio” si dovrebbero individuare soluzioni alternative di installazione.
Se il rischio risulta “alto” vi è un utilizzo improprio delle sorgenti.
Dal confronto tra i risultati ottenuti mediante la procedura di calcolo e i risultati delle misure sperimentali effettuate in laboratorio è emerso che la procedura ivi presentata è uno strumento idoneo a valutare l’effettivo rischio associato alle sorgenti di illuminazione LED e Alogenuri Metallici.
Si tratta di uno strumento di semplice impiego, che consente di effettuare la stima del rischio illuminazione anche in assenza di conoscenze di tipo specialistico, viceversa richieste qualora la valutazione dovesse essere effettuata con misurazioni specifiche delle grandezze radiometriche.
ALTRI RISCHI CONNESSI ALLA SICUREZZA IN AZIENDA
Autore
dott. Simone Pratò
Specialista in medicina del lavoro - Specialista in geriatriaSito dr. Simone Pratò